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APPUNTI DI VIAGGIO, SPUNTI, RIFLESSIONI SULLA TERRA DOVE NACQUERO GLI DEI

venerdì 2 aprile 2010

La caduta di Costantinopoli. La cultura greca tra Oriente e Occidente ( di Marco Rossi)

Introduzione
Nel corso della sua lunga esistenza, l’Impero Bizantino subì numerose minacce e devastanti attacchi. Il motivo principale era dato dalla sua posizione strategica a cavallo tra Europa ed Oriente.
La travolgente espansione dei Turchi Ottomani, la costante ricerca da parte delle repubbliche marinare di nuove basi commerciali, gli assalti da parte delle truppe cristiane durante le crociate (in particolare durante la IV crociata), i contrasti con la Chiesa di Roma, rappresentavano una continua minaccia per l’integrità dell’Impero.
La fine della civiltà bizantina è segnata dai tragici e fatali giorni del maggio 1453.
Il giorno 29, un martedì, verso le tre del mattino, l’esercito di Mehmet II sferrò l’attacco definitivo a Costantinopoli. Questo giorno decretò la fine dell’Impero Bizantino.

Inquadramento storico
Fondazione di Bisanzio e sviluppo dell’impero.
Bisanzio era una colonia dorica fondata dal megarese Byzas tra il 650 e il 659 a.C. sul Bosforo, nel Corno d’Oro. Alla città fu dato il nome di Bisanzio (Bizantyon).
Lo sviluppo di Bisanzio fu continuo, sia durante il periodo greco che quello romano, dal punto di vista politico, strategico e culturale.
L’11 di maggio del 330 d.C. Costantino I fondò Costantinopoli, sul luogo dell’antica Bisanzio e vi trasferì la residenza imperiale. La capitale venne chiamata la Nuova Roma (in greco Nea Romi Νέα Ρώμη) o la Città (την Πόλιν). Solo in seguito verrà chiamata Istambul, dalla contrazione della parola greca “città” (στην Πόλιν “stin bolin” = nella città, Istambul).
Con la morte di Teodosio il Grande nel 395 l’Impero Romano venne diviso in pars Orientalis (guidata dall’imperatore Arcadio) e in pars Occidentalis (guidata dall’imperatore Onorio): la separazione tra Oriente ed Occidente divenne sempre più netta. Nel 425 viene completata la costruzione delle mura teodosiane.
Con Giustiniano (518-619) iniziarono i continui assedi da parte dei barbari prima e dei turchi selgiuchidi poi. Nel 626 l’assedio dei Persiani e degli Avari, nel 674 e nel 714 l’assedio degli Arabi mussulmani, che avevano iniziato la loro inarrestabile espansione nel nome dell’Islam.
La rivalità con la chiesa di Roma e la contesa per il primato universale, culminò nel 1054 quando il cardinale Umberto di Silva Candida, delegato papale, consegnò la bolla di scomunica al patriarca Michele Cerulario nella Chiesa di Aghia Sophia. Questo evento segnò il culmine di un lungo periodo di antagonismo tra il papato di Roma ed il patriarcato di Costantinopoli.
Nel 1071 con la battaglia di Mantzikert vennero sgretolati i confini orientali dell’impero bizantino che venne sconfitto per opera dei turchi selgiuchidi guidati da Alp Arslan.
Le crociate
Nel 1077 Gerusalemme cadde in mano ai turchi selgiuchidi e nel 1095 venne proclamata la Prima Crociata da parte di Urbano II.
La conquista di Edessa nel 1145 per opera dei Turchi, diede il via alla Seconda Crociata (guidata da Luigi VII di Francia e dall’Imperatore Corrado III), che si concluse nel 1147 con la disastrosa battaglia di Antalya.
Nel 1187 Gerusalemme venne conquistata da Saladino, il sultano d’Egitto e quindi fu proclamata la Terza Crociata da Papa Gregorio VII e sostenuta da Federico I Barbarossa, imperatore del Sacro Romano Impero, e da Riccardo I d’Inghilterra, detto Cuor di Leone.
Nel 1198 papa Innocenzo III proclamò la Quarta Crociata con l’obbiettivo di attaccare l’Impero Romano d’Oriente. La Quarta Crociata culminò nel 1204 con il sacco di Costantinopoli e con l’incoronazione del conte Baldovino di Fiandra ad imperatore di Costantinopoli.
Michele VIII Paleologo riconquistò successivamente Costantinopoli ma nel 1274 si sottomise al papato al concilio di Lione.
Il quattordicesimo secolo segnò il contrasto tra Chiesa di Roma e Patriarcato Ortodosso di Costantinopoli. L’impero era inoltre minacciato dalle mire espansionistiche degli stati europei, dai commerci di Genova e Venezia, e dall’espansione dei Turchi Ottomani guidati da Osman I (1288-1326).
Nel 1396 Costantinopoli fu nuovamente assediata ad opera del Sultano Beyazid; l’assedio fu poi interrotto a causa della minaccia dei Mongoli guidati da Tamerlano.
Nel 1438-1439 si tenne il concilio di Ferrara e Firenze: l’imperatore Giovanni VIII Paleologo si sottomise al papato pur di ricevere i necessari aiuti per contrastare l’avanzata dei Turchi Ottomani. Venne quindi sancita l’unione delle Chiese d’Oriente e d’Occidente. Papa Eugenio proclamò una nuova crociata destinata al fallimento con la sconfitta delle truppe cristiane nella battaglia di Varna.
A Giovanni VIII successe il fratello Costantino XI Paleologo.

Il “filioque” e lo scisma d’Oriente
Le cause principali dello scisma consistevano nel fatto che il papa reclamava la propria autorità sui quattro patriarchi orientali, rivendicando il primato di Pietro sulle altre chiese.
Le dispute di carattere teologico furono numerose.
Già nel IV secolo d.C. l’eresia di Ario (donde il nome l'arianesimo) sosteneva che Cristo era uomo ed aveva ricevuto al momento del battesimo il logos divino, mettendo in secondo piano la figura del Figlio rispetto al Padre.
Nel 325 d.C. a causa delle continue divisioni che potevano minare l’unità dell’impero, Costantino convocò il concilio ecumenico di Nicea. Venne espressa una condanna dell’arianesimo e fu affermato che Gesù, il Figlio, era “generato, non fatto, consustanziale (cioè della stessa sostanza) del Padre”.
Nel 451 d.C. il concilio di Calcedonia stabilì che Gesù Cristo era “…perfetto nella sua divinità e perfetto nella sua umanità; vero Dio e vero uomo…”.
Successivamente, nel Credo Niceno Costantinopolitano la Chiesa di Roma introdusse il filioque per esprimere che lo Spirito Santo procede dal Padre e dal Figlio (“…qui ex patre filioque procedit…). Tale atto non venne riconosciuto dalla Chiesa Orientale, secondo cui invece lo Spirito Santo procede dal Padre. La disputa sul filioque fu una delle ragioni dello scisma d’Oriente, addotta dal patriarca di Costantinopoli Fozio nel conflitto con il papa.

La cultura bizantina e il continuum con la cultura greca
Come afferma Raffaele Cantarella “Romano di origine, cristiano di religione, orientale per posizione geografica, l’impero di Bisanzio è greco di lingua e di tradizione culturale”. Bisanzio rappresenta il cosiddetto ellenismo, vale a dire quel processo di diffusione della cultura e dei valori dell’antica Grecia, iniziato con Alessandro il Grande.
La lingua ufficiale dell’impero era il latino, ma la lingua della cultura era quella greca.
Sotto la dinastia dei Paleologhi si assiste ad un grande fermento culturale. Rinasce l’interesse per la Grecia classica, fioriscono la letteratura, la poesia e l’arte.
Basti pensare agli affreschi e ai mosaici risalenti all’inizio del quattordicesimo secolo nella chiesa di San Salvatore in Chora (Kariye Camii) a Costantinopoli fatti collocare da Teodoro Metochite gran logoteta di Andronico II Paleologo. Nelle scene della vita della Vergine, i personaggi pur con espressione ieratica e distaccata, sono meno austeri, cominciano ad essere espressivi e ad emanare calore.
Vengono fondati importanti centri culturali a Trebisonda nel Ponto e a Mistrà in Peloponneso. Si assiste alla nascita e allo sviluppo di una letteratura greca in lingua volgare, detta dimotikì (da δημος, demos = popolo), distinta dalla lingua dotta chiamata “catharevousa” (da καθαρός, katharos = puro).
Basti ricordare le opere di Gregorio di Nazianzio, di Giovanni Damasceno, del Patriarca Fozio, di Giovanni Tzetzes, di San Giovanni Crisostomo, solo per citare alcuni nomi.
Verso la metà del quindicesimo secolo, a Mistrà nel despotato di Morea (Peloponneso), Giorgio Gemisto Pletone religioso, filoso ed umanista alla corte dei Paleologhi, si faceva sostenitore di una rinascita della cultura greca e di una nuova religione di stampo neoplatonico.
L’arte e la cultura bizantina influenzarono profondamente la cultura e la pittura italiana, a partire dal XIV-XV secolo. Si pensi solo alla rinascita della filosofia neoplatonica con Pico della Mirandola, Marsilio Ficino. Ricordiamo quanta espressione dell’arte bizantina vi siano in Giotto, Duccio di Buoninsegna, Piero della Francesca.
Un esempio è dato dalla Risurrezione di Sansepolcro di Piero della Francesca: il Cristo risorto ha una maestà, un distacco ultraterreno, i suoi occhi guardano oltre. Tutto ciò ricorda la severità, la ieraticità dei volti del Cristo Pantocratore dei mosaici e delle icone bizantine.
Come afferma Raffaele Cantarella “senza Bisanzio l’occidente avrebbe avuto comunque la sua tradizione di cultura latina e la sua rinascita, ma non avrebbe potuto trovare i documenti diretti della civiltà greca, attraverso i quali potè risalire alla fonte stessa del pensiero europeo. Le conseguenze per la storia della civiltà sarebbero state incalcolabili”.

La caduta della Città
Martedì 29 maggio 1453 segnò uno degli eventi più tragici e drammatici nella storia occidentale, le cui conseguenze influenzeranno la storia e la cultura europea.
Dopo mesi di assedio, Costantinopoli, la Città, capitale dell’Impero Romano d’Oriente venne conquistata dai Turchi Ottomani guidati dal sultano Mehmet II Fatih il Conquistatore, detto anche Humkar, assetato di sangue.
L’assedio iniziò nell’aprile 1453. Maometto II attaccò la città sia dalla terra che dal mare con un esercito di circa 200000 uomini e con una flotta di 400 navi. I cristiani d’oriente erano in tutto poco più di 12000 mila con una flotta di 26 navi da guerra.
L’imperatore bizantino Costantino XI chiese aiuto agli stati cristiani europei, senza ottenere sostanziali rinforzi. Il Papa pretese la riunificazione della Chiesa d’Oriente con quella di Occidente ed il riconoscimento del primato della Chiesa di Pietro in cambio di un massiccio intervento militare per salvare Costantinopoli dall’imminente presa. I Bizantini non cedettero al ricatto e rimasero senza aiuti.
Aiuti limitati furono inviati dai Veneziani e dagli Spagnoli, spinti soprattutto dai possibili risvolti commerciali. Generoso fu invece l’aiuto portato dai Genovesi guidati dal valoroso Giovanni Giustiniani Longo.
Maometto II decise di attaccare con la sua potente artiglieria le antiche ma solide mura Teodosiane, edificate a partire dal 324. Fece costruire l’imponente fortezza di Rumeli Hisar affacciata sul Bosforo per meglio colpire con l’artiglieria la Città.
Si avvalse di un gigantesco e innovativo cannone, progettato e costruito Urban di Transilvania, in grado di sparare proiettili del peso di sei quintali ad una distanza di oltre un chilometro.
La Città era circondata dall’acqua eccetto il lato ovest, che era protetto da un imponente sistema murario fatto costruire da Teodosio.
I cannoni di Mametto II potevano sparare solo 2 o 3 colpi al giorno; per tale motivo i Bizantini avevano il tempo di riparare i danni.
I tentativi della flotta turca di entrare nel Corno d’Oro furono vanificati da una lunga catena tesa dai bizantini lungo la superficie dell’acqua, che impediva l’ingresso delle navi.
Per aggirare tale ostacolo Maometto II fece costruire una passerella di legno lunga circa 2 chilometri per superare lo sbarramento. Le navi vennero spinte da centinaia di schiavi lungo la passerella. La visione di questa impresa titanica suscitò grande impressione e gettò nel panico gli assediati che videro realizzarsi un’antica profezia secondo la quale Costantinopoli sarebbe caduta quando le navi avessero navigato sulla terra.
Da segnalare inoltre un’eclissi di luna occorsa il 22 maggio che fu interpretata come evento funesto per la Città.

L’ultima notte
La notte del 28 maggio fu celebrata l’ultima messa all’interno della cattedrale di Santa Sofia alla presenza dell’Imperatore, delle alte cariche del clero, dei nobili e della popolazione. Vennero esposte le sacre reliquie, le icone dei santi e della Vergine.
La cerimonia fu commovente: aleggiava ormai il presagio della imminente sconfitta ma Costantino XI ringraziò tutti i presenti per il contributo dato e pregò la Beata Maria Vergine.
Martedì 29 maggio i Turchi fecero breccia sulla Porta d’Oro ed entrarono nella Città. L’imperatore Costantino XI Paleologo tentò un’ultima disperata difesa ma scomparve nella mischia. Il suo corpo non fu mai trovato. Si dice che il suo cadavere sia stato riconosciuto poiché indossava calzature color porpora (tale era il colore delle vesti degli imperatori bizantini che venivano definiti porfirogeniti, cioè nati nella porpora) e per ordine di Mehmet II fu gettato in una fossa comune per impedire futuri pellegrinaggi sulla sua tomba.
Costantino XI Paleologo fu in seguito fatto martire e santo dalla Chiesa Ortodossa. Costantino XI fu l’ultimo imperatore dell’Impero Romano d’Oriente.
La popolazione fu massacrata dai vincitori, le chiese furono profanate e depredate. Santa Sofia venne trasformata in moschea e gli imponenti e magnifici mosaici del Cristo Pantocratore vennero coperti da uno strato di intonaco.
Secondo un’antica leggenda, all’irruzione dei Turchi in Santa Sofia, si sarebbe aperta una parete ed il sacerdote che celebrava la messa sarebbe stato inglobato assieme al calice all’interno delle mura della basilica. Sarebbe ritornato per concludere la celebrazione della solenne funzione solo quando la chiesa fosse tornata in mani cristiane.
Mehmet II entrò in Santa Sofia sul dorso del suo destriero e, come descrive lo storico turco Tursun Bey, dopo aver ammirato la bellezza delle opere d’arte, salì sulla cupola. Osservò la distruzione e la devastazione della Città e “…pensò all’instabilità e alla volubilità del mondo. Considerò che la sua fine è la rovina, e malinconicamente, dalla sua favella che diffonde zucchero, scaturì questo distico: Il ragno tira le tende alla finestra di Cosroe, il gufo suona la musica di guardia nel palazzo di Efrasyab”.
Testimonianze
-Dal diario del veneziano Niccolò Barbaro, testimone dell’assedio: “…lungo le strade di Costantinopoli il sangue scorreva come l’acqua dopo un temporale e i cadaveri galleggiavano verso il mare come meloni in un canale…”
-Dalla lettera di Isidoro di Kiev a Bessarione, spedita da Candia il 6 luglio 1453: “…Tutti i viali, le strade e i vicoli erano pieni di sangue e umore sanguigno che colava dai cadaveri dei civili sgozzati e fatti a pezzi…”, “…Avresti dovuto vedere la più infima soldataglia turca scovare e spartirsi fanciulle giovanissime e nobilissime, laiche e religiose…”, “…Nella chiesa che si chiamava di Santa Sofia…buttarono giù e fecero a pezzi tutte le statue, le icone e le altre immagini di Cristo, dei santi e delle sante…”, “…Abbattute le porte dell’iconostasi, agguantavano tutte le suppellettili sacre e le sante reliquie e le gettavano via come cose spregevoli e abbiette…”, “…Preferisco passare sotto silenzio ciò che hanno fatto nei calici, nei vasi consacrati, sui drappi…”, “…I paramenti intessuti d’oro con le immagini di Cristo e dei santi li usavano come giacigli per i loro cani e per i loro cavalli…”.
-Dai canti popolari neogreci struggente il frammento 194 raccolto da A. Passow:

“Presero la Città, la presero; presero Salonicco,
presero anche Santa Sofia, il grande monastero
che aveva trecento campanelli e sessantadue campane;
ogni campana un prete, ogni prete un diacono.
In quel che mostrasi il Santo e il re del mondo,
voce lor venne dai cieli, dalla bocca degli angeli:
"Lasciate codesta salmodia: posisi il Santo.
E mandate la notizia in terra dei Franchi, che vengano a prenderlo:
che prendano l’aurea croce e il santo vangelo,
e la sacra mensa che non sia violata".
Come l’udì la Madonna, piangono le immagini:
"Chetati, Signora nostra: non piangere, non lacrimare:
di nuovo cogli anni, co’ tempi, di nuovo è qui tuo”.

Conclusioni
La conquista di Costantinopoli da parte di Maometto II ebbe un’eco impressionante e fu accolta nel mondo cristiano come un evento catastrofico: rappresentava la conferma dell’espansione ottomana e il punto di partenza dell’ambizioso progetto di Maometto II di divenire imperatore dell’Europa cristiana.
La devastazione di Costantinopoli e le brutali violenze commesse, rappresentarono il simbolo del primo grande scontro di civiltà tra Islam e Occidente. Da quel momento la guerra in nome di Allah acquistò un’accelerazione senza precedenti, non più solo guerra per la conquista, ma guerra etnica, di religione. “Combattete coloro che non credono in Allah…”, “Quando poi siano trascorsi i mesi sacri, uccidete questi miscredenti ovunque li incontriate, catturateli, assediateli e tendete loro agguati…” recita il Corano (Sura 9, 3-5 e 9,29).
Enea Silvio Piccolomini, futuro Papa Pio II, definì la fine di Costantinopoli come “la seconda morte di Omero e di Platone”. La culla dell’antica civiltà greca era stata persa per sempre.
Tuttavia la straordinaria e raffinata cultura bizantina, diretta erede della cultura greca, diede linfa vitale e spinta propulsiva al Rinascimento.
La perdita dei territori e delle basi commerciali nel Mediterraneo e in Asia minore, diede impulso a nuovi commerci e nuove esplorazioni verso ovest, si pensi solo alla scoperta dell’America (1492).
Il Papato di Roma perdette uno storico antagonista, la Chiesa Bizantina, e contemporaneamente si indebolì con l’avvento della Riforma protestante. Come conseguenza della caduta della Chiesa Bizantina, nacque la cosiddetta terza Roma: Mosca, nuova sede della Chiesa Ortodossa.
Vorrei concludere con le riflessioni di Sir Patrick Leigh Fermor, grande studioso contemporaneo del mondo greco: “Vien quasi da impazzire pensando a cosa sarebbe accaduto se Bisanzio non fosse stata menomata dai crociati e stroncata dai turchi; se Bisanzio avesse partecipato al Rinascimento o l’avesse guidato, come pur negli ultimi spasimi guidò e rese possibile il suo avvento, invece di perire al suo inizio. Quale direzione, per esempio, avrebbe preso la pittura, quale sarebbe stato il seguito di Mistrà? Vengono i brividi, perché si affaccia l’idea terrificante che senza quegli eventi il Rinascimento avrebbe potuto non esserci ”.
Con i termini bizantino o bizantinismo si usa spesso definire un concetto come ampolloso, vetusto, ridondante, arcaico.
In realtà lo studio e la conoscenza della cultura bizantina aprono una finestra su un mondo affascinante, su una cultura raffinata che ha saputo conservare e tramandare l’antica cultura greca.
La cultura bizantina era l’erede diretta di Omero, Platone, Aristotele, e rappresenta le fondamenta della cultura europea.

Curiosità

-Il mese di maggio ricorre fatalmente nella storia di Costantinopoli: fondata da Costantino l’11 maggio del 330 d.C., distrutta da Mehmet II il 29 maggio 1453.

-La maestosa basilica di San Marco a Venezia è riccamente ornata di marmi, colonne e statue provenienti dagli edifici di Costantinopoli.

-Enea Silvio Piccolomini (Papa Pio II) a 10 anni dalla caduta di Costantinopoli tentò di chiamare i sovrani d’Europa a un’ultima crociata, la famosa quinta crociata o crociata inesistente. Tale crociata avrebbe dovuto riscattare il fallimento della Quarta e liberare la Città e l’impero dai Turchi. I sovrani non inviarono gli eserciti promessi e Pio II morì ad Ancona in vista della flotta adunata a metà. A tal riguardo si vedano le immagini della vita di Pio II nella Libreria Piccolomini, dipinte dal Pinturicchio all’interno del Duomo di Siena.

-Il corpo di Ghemisto Pletone, esponente della cultura umanistica alla corte dei paleologhi, fu recuperato da Sigismondo Malatesta e sepolto nel tempio malatestiano a Rimini.

-Mistrà è un’antica citta bizantina nel cuore del Peloponneso, nelle vicinanze di Sparta. E’ esattamente contemporanea al Trecento e al primo Quattrocento toscano ed umbro.

-Piero della Francesca e la Flagellazione (Urbino, Galleria Nazionale delle Marche).
Sullo sfondo dell’opera è evidente il Cristo flagellato che rappresenta la Chiesa d’Oriente, Pilato in trono rappresenta Giovanni VIII Paleologo, mentre il personaggio di spalle che ordina la flagellazione è il sultano turco. Dei tre personaggi in primo piano a destra dell’opera si possono individuare partendo da sinistra il mediatore greco, barbuto, con copricapo e vestito all’orientale; al centro un giovane biondo, scalzo, in posa statuaria ed enigmatica, vestito di porpora, detto il porfirogenito e, per finire, a destra un gentiluomo in broccato. Lo sguardo di ciascun personaggio non si incontra ma si perde all’infinito, come ad esprimere l’incapacità di trovare una soluzione comune per Costantinopoli. I tre uomini potrebbero essere, anche se le interpretazioni sono molteplici, da sinistra il Cardinale Bessarione (esponente della Chiesa d’Oriente, partecipò al Concilio di Firenze e Ferrara e tentò una mediazione tra le due Chiese, consapevole della minaccia ottomana), Giovanni VIII Paleologo e Buonconte di Montefeltro, figlio illegittimo di Federico.

-La rappresentazione del sacro nell’arte bizantina e nell’arte cristiana.
L’interpretazione bizantina delle sofferenze di Gesù Cristo non cerca la nostra partecipazione ai suoi tormenti fisici; le lacrime della Mater dolorosa e l’Ecce Homo, cari all’arte cristiana, sono quasi assenti. La Vergine Maria ha l’austero distacco di una imperatrice orientale; è calma, irreale, ieratica. Il Santo Bambino è astratto e ultraterreno e il suo è lo sguardo saggio di un adulto. Lo stesso Cristo crocifisso pur nel suo aspetto emaciato, ha carattere ultramondano. Le icone come le pitture di Piero sono del tutto impassibili. I Cristi occidentali espongono le loro ferite, quelli orientali siedono in trono in immobile splendore.

-La Bandiera turca: è costituita da una falce di luna calante con la stella del mattino, proprio come era la luna durante la notte del 29 maggio 1453.

-Trebisonda, città situata sulle coste del Mar Nero, alle pendici della catena del Ponto, rimase dopo la presa di Costantinopoli l’ultimo baluardo della civiltà bizantina. Il suo nome deriva dal greco Trapezunte (dal greco τράπεζα, trapeza = tavola); in turco è detta Trabzon. Rappresentava un importante riferimento per i naviganti, al punto che nacque il detto “perdere la Trebisonda”. Tale espressione significa perdere la rotta, l’orientamento, la ragione.

Bibliografia essenziale
Storia dell’Impero Bizantino. Georg Ostrogorsky. Einaudi
Costantinopoli. Splendore e declino della capitale dell’impero ottomano 1453-1924. Philip Mansel. Mondadori
La conquista di Costantinopoli. Tursun Bey. Mondadori
Storia della Grecia moderna. Richard Clogg. Bompiani
Poeti Bizantini. Raffaele Cantarella. BUR
L’enigma di Piero. Silvia Ronchey. Rizzoli
Mani. Viaggi nel Peloponneso. Patrick Leigh Fermor. Adelphi
Biblioteca. Fozio. Biblioteca Adelphi
Storia della letteratura neogreca. Mario Vitti. Carocci
La conquista di Costantinopoli. Tursun Bey. Mondadori

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